domenica 4 dicembre 2016
Provocazione. Tra Toulouse-Lautrec e La Belle Époque francese
Ancora una volta, Torino si fa città d'arte: o quanto meno ospite di una delle più importanti esposizioni dell'anno, dedicata alla Belle Époque, essenzialmente focalizzata su uno dei più grandi esponenti dell'età d'oro dell'arte francese, talentuoso innovatore pur incarnando quello stereotipo romantico tipico della bohème parigina, un uomo tormentato e attratto dall'aspetto più celato e oscuro e attraente dei sobborghi parigini; parliamo di Henri de Toulouse-Lautrec. La mostra si svolgerà a Palazzo Chiablese, in piazza San Giovanni, ospiterà circa 170 opere provenienti dall'Herakleidon Museum di Atene e si estenderà per un periodo piuttosto lungo, dal 22 ottobre 2016 al 5 marzo 2017.
Il conte Toulouse-Lautrec nasce ad Albi nel 1864, afflitto da una terribile malattia che impedisce la crescita dei suoi arti, imponendogli una statura molto inferiore alla media. Lo sviluppo della malattia stravolge del tutto il corso della sua esistenza, sia costringendolo a subire i maltrattamenti e l'esclusione da parte degli stessi genitori, sia mutando radicalmente la sua personale visione sulla vita, facendo nascere in lui un profondo interesse verso tutto ciò che è provocazione e proibito, che sfocia nella forte attrazione verso la vita notturna. Una frase che riportiamo qui di seguito, pronunciata da Lautrec stesso durante i suoi studi presso l'accademia artistica, potrebbe efficacemente definire ciò che è stata la sua arte:
«Non esiste che la figura, il paesaggio è nulla, non dovrebbe che essere un accessorio. Il paesaggio dovrebbe essere usato solo per rendere più intelligibile il carattere della figura.»
È la figura che domina nelle opere di Lautrec, l'ambiente non è altro che mero sfondo, la accompagna ed esalta mentre lei finalmente si fa protagonista, liberandosi dalla fastosità e ricchezza dell'ambiente circostante, che costituisce ancora una forte componente decorativa nell'emergente arte impressionista, ancora soggetta agli inutili orpelli di forte derivazione barocca che di per sé lo rendevano la componente più attrattiva dell'opera. Lautrec si libera definitivamente da questo concetto: lo sfondo è del tutto ininfluente rispetto alla figura, valorizzata in tutti i suoi aspetti, sia puramente fisici, estetici, che introspettivi.
Ci troviamo di fronte ad una forte critica che egli pone nei confronti della vita parigina, facendosi specchio di una società che ben poco si curava di chi era costretto a vivere ai margini. Per questo i soggetti delle sue opere sono i più vari; un fattore che si riflette anche sulla tecnica, nel rifiuto della classicità accademica e dei tradizionali binomi atelier-modella e olio-tela. Lautrec si reca nei locali notturni più famosi di Parigi, nelle case chiuse, ma anche in altrettanto noti locali per i quali creerà famosissimi manifesti. Le opere vengono realizzate su diversi supporti, dal cartone alla tela, utilizzando ogni strumento per restituire, attraverso un eccellente uso del colore, una certa vitalità alle figure, pur devastate nella propria psiche (ci troviamo spesso di fronte a ritratti di prostitute, ballerine di locali notturni nonché gli assidui frequentatori che li popolavano, spesso persone disagiate e con problemi e difficoltà quotidiane di varia natura ).
L'eccezionale allestimento e la molteplicità delle opere sono componenti fondamentali per cui questa mostra debba necessariamente essere considerata una tappa fondamentale in una eventuale visita della città, sia che siate turisti, sia residenti alla riscoperta di Torino e del suo lato più artistico. Il sito indicato qui fornisce informazioni dettagliate in merito a orari, prenotazioni, prezzi ed eventuali agevolazioni.
(Soraya Guastella)
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