domenica 4 dicembre 2016

Pirandello a Torino: ritorno al passato

E' in scena al Teatro Carignano di Torino lo spettacolo "L'uomo dal fiore in bocca" un atto unico tratto da Luigi Pirandello, con regia di Gabriele Lavia.
L’originale pirandelliano, che non subisce alcuna modifica nella trasposizione teatrale è stato però arricchito da Gabriele Lavia con altre novelle che affrontano il tema della donna e della morte. Avendo avuto l'occasione di assistere in prima persona a questa rappresentazione il 29 novembre 2016, il mio intento sarà quello di evidenziarne le tematiche principali da un punto di vista diverso, quello giovanile.


Tuoni, lampi e il rumore assordante del treno. Tutta la scena si svolge all'interno di una stazione ferroviaria di una localtà non precisata. "Ci troviamo in una sala d’attesa, in un luogo dove si perdono i treni e dove mai nessuno riuscirà a partire. È la sala d’attesa della morte, in una stazione ferroviaria metafisica, simbolo, appunto della vita” – Gabriele Lavia. Il primo personaggio ad entrare in scena è un uomo qualsiasi che, perduto ormai il treno, siede in stazione in attesa del prossimo. Quest'attesa viene interrotta però dall'intervento del protagonista (l'uomo dal fiore in bocca). Quest'ultimo comincia a parlare con un'insistenza crescente fino ad arrivare ad un vero e proprio monologo interrotto solamente poche volte dall'intervento dell'uomo "pacifico" (colui che ha perduto il treno). E' chiaro che il protagonista ha un grande bisogno di comunicare, ma solo alla fine il viaggiatore ne capirà il motivo.
L'uomo dal fiore in bocca sprona l'uomo pacifico all'autoanalisi e lo induce ad una critica alla monotonia e alla banalità della vita che lo hanno reso privo di valori; "...perchè la vita, nell'atto che la viviamo, è così sempre ingorda di se stessa, che non si lascia assaporare. Il sapore è nel passato che ci rimane dentro".
 Durante questo dialogo si parla sia di temi universali sia di argomenti comuni e superflui, dai i quali il protagonista riesce a cogliere i più minuti aspetti della vita.
Viene messa in discussione la figura femminile, contrapponendo da una parte l'emancipazione della donna, dall'altra la perdità della viriltà degli uomini. E' però anche evidente l'identifcazione pirandelliana tra la donna e la morte. La morte infatti è in scena ed è rappresentata da una figura femminile in nero che appare talvolta al di là delle vetrate della stazione.
Il fiore in bocca rappresenta la morte, in particolare l'epitelioma di cui parla il protagonista.
"Guardi, qua, sotto questo baffo... qua, vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ah, un nome dolcissimo... più dolce d'una caramella: - Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: epitelioma... La morte, capisce? è passata. M'ha ficcato questo fiore in bocca, e m'ha detto: - «Tientelo, caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!». Egli svela questa scomoda verità al viaggiatore.
Vorrebbe dimostrare gli aspetti negativi della vità per poterne sentire meno dolorosamente il distacco, ma ottiene esattamente il contrario. "Io le dico che ho bisogno di attaccarmi con l'immaginazione alla vita altrui, ma così, senza piacere, senza punto interessarmene anzi...per sentirne il fastidio, per giudicarla sciocca e vana, la vita, cosicchè veramente non debba importare a nessuno di finirla". Per chi, come lui, sa che la morte è vicina, tutti i particolari e le cose, insignificanti agli occhi altrui, assumono un valore e una collocazione diversa. E' proprio l'idea della morte che lo porta ad apprezzare le cose belle della vita, che per gli altri sono divenute banali e insignificanti nella loro quotidianità.
Un inno alla vita e spunto di grande riflessione anche per noi giovani.
Per maggiori curiosità riguardo ai valori e ai messaggi che Gabriele Lavia voleva trasmettere, guarda il dialogo con Franco Perelli (DAMS, Università di Torino)

 
Citazioni
Francesca Rolfo

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