sabato 3 dicembre 2016

Ma Kean ne sanno i 2000

Juventus-Pescara, minuto 83: Moise Bioty Kean esordisce in serie A. Fin qui nulla di strano, direte. Ma se vi dico che ha 16 anni e che è nato nel 2000 cambia tutto. Infatti Kean è il primo Millenial a calpestare la verde erba della massima serie italiana. Ma non si ferma qui. Il sedicenne di Vercelli decide di superarsi e, sempre all' 83esimo minuto, esordisce nella prestigiosissima Champions League.
Why Always me?
Ricorda  Balotelli, e anche molto se pensiamo che durante una partita nelle giovanili si alza la maglietta dopo un gol e fa notare a tutti la famosa frase "balotelliana":"why always me?".
Ma facciamo un passo indietro.
Moise Bioty Kean nasce il 28 febbraio 2000 a Vercelli, da genitori ivoriani. Italianissimo, comincia a dare i primi calci al pallone in squadre locali, e la sua stella impatta con il pianeta calcio vero quando partecipa ad un allenamento del Torino. Si, sono i granata a scoprirlo per primi. Il responsabile della Scuola Calcio Torino, Silvano Benedetti, ricorda che bastarono pochi minuti per capire le qualità del ragazzo. Un talento impossibile da farsi sfuggire . L'avventura inizia cosi'. Fra alti e bassi, grandi giocate e comportamenti un po' sopra le righe, tutti cominciano ad ammirare il suo talento. Proprio quei comportamenti erano il suo grande difetto. Ogni giorno poteva essere una sorpresa, gestirlo non era mai semplice. Genio in campo, un po' di sregolatezza fuori. Proprio come nell'opera teatrale di Alexandre Dumas, intitolata, appunto, in lingua originale, Kean ou Désordre et Génie.
Prima ancora di iniziare, la storia ha già un titolo. Il colpo di scena più grosso, però, arriva dopo qualche anno in granata, quando Kean ha appena dieci anni. Al Torino lo aspettano per firmare il contratto (fino ai quattordici anni il tesseramento è annuale e in costante rinnovo), ma lui cambia sponda. Firma per la Juventus, che già gli aveva messo gli occhi addosso in passato. Uno sgarbo tra cugini e l'inizio di un altro capitolo, il più ricco.
Alla Juventus, Kean diventa Kean. La sregolatezza è ridotta ai minimi termini e il genio emerge.
Fisicamente impressionante, tecnicamente devastante, Moise vive una vita da sotto età. Nel 2013/14 già con i Giovanissimi Nazionali, l'anno dopo si divide tra Giovanissimi e Allievi, segnando 27 gol in 10 presenze con i primi e 14 in 15 apparizioni con i secondi. Numeri da urlo, che ha continuato a migliorare. L'ultima stagione è nota. Dominio totale con gli Allievi Nazionali (19 gol in 21 gare di regular season e 5 gol in 4 partite alle finali) e qualche apparizione in Primavera con un gol in Coppa Italia alla Fiorentina. Tutti hanno scoperto il talento di Kean e, il dominio fra i giovani, le movenze e la storia personale, hanno riportato inevitabilmente a Balotelli. E si ritorna al paragone con cui abbiamo iniziato.
Kean con la maglia della nazionale italiana Under 19
Come giocatore, Kean ha tanti punti in comune con Balo, ma ci sono differenze importanti da evidenziare. Come l'ex Inter e Milan ha uno strapotere fisico che lascia a bocca aperta, ha un modo di muoversi che dà quasi l'impressione che non si impegni e ha lo stesso sguardo di chi è consapevole del suo talento. E', però, almeno fin qui, un giocatore diverso. Con mister Tufano ha sempre giocato largo nel tridente offensivo, senza partecipare in alcun modo alla fase difensiva. La squadra combatte, poi trova lui, largo e pronto ad accentrarsi. Kean riceve, semina avversari e segna. Un film visto e rivisto. Grosso (allenatore della Primavera), lo ha reinventato punta centrale, facendolo somigliare un poco di più a Balotelli, ma le somiglianze devono limitarsi al rettangolo verde. Kean, infatti, non vuole cadere nei vizi del suo idolo. Non vuole perdere il biglietto per il treno dei sogni. Perché, una volta perso, non sempre il talento è sufficiente per ricomprarlo.
E nel calcio di oggi i sogni non si aspettano: si rincorrono. E cosi fa Moise, che corre contro il tempo, anticipandolo, rubando categorie. E corre contro gli avversari, finora sempre più veloce, con quel pallone perennemente incollato al piede e quella freddezza sotto porta che, dicono i più esperti, non puoi acquisire. O ce l'hai o non ce l'hai. Progressioni, dribbling, capacità di finalizzare e inventare. In poche parole, sono queste le qualità che hanno spinto le big d'Europa a inviare i propri osservatori a Vinovo per osservare il ragazzo.
A proposito di big d'Europa, ricordando l'arrivo alla Juve e conoscendo il suo procuratore (Mino Raiola, lo stesso di Balotelli), è lecito chiedersi quanto continuerà la sua vita in bianconero. Il futuro è un mistero, ma tra la nebbia filtra un po' di ottimismo. La Vecchia Signora non vuole perdere il suo gioiellino, da cui ora tutti si attendono molto. Colpa di quel talento che costringe a dimostrare sempre qualcosa, e di quell'etichetta che non si vuole staccare. Pesante, ma inevitabile. Dura la vita dei predestinati.

Giovanni Kean, in lacrime per l'esordio in serie A del fratello Moise.
 
                                                                                     Filippo Castello

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