sabato 3 dicembre 2016

La disoccupazione giovanile e il mondo della musica

I dati ISTAT parlano chiaro: il mondo del lavoro per i giovani è ancora un terreno troppo accidentato. Per citare un articolo de La Repubblical’ occupazione cresce solo perché i cinquantenni rimangono a lavoro ben oltre i 60 per via delle riforme pensionistiche, mentre il tasso di occupazione dei giovani cala drammaticamente’, e difatti gli occupati crescono soprattutto nella fascia di età 50-64 anni. Quello del lavoro è un mondo popolato da anziani, il che in realtà rispecchia abbastanza fedelmente la situazione demografica della nostra penisola. In oltre ‘quello che davvero fa la differenza è nascere nella famiglia giusta […] c’è una correlazione sempre maggiore tra il livello professionale dei genitori, la proprietà della casa e la posizione dei figli’, quindi è più probabile che tu riesca a far carriera se prima di te ci erano riusciti i tuoi genitori. Perciò, se il 42,6% dei giovani italiani e il 46,5% dei loro coetanei stranieri residenti in Italia sogna di andare a lavorare all’ estero non c’è da stupirsi.
Una cosa però potrebbe saltare all’ occhio, leggendo articoli che parlano di questo argomento: e il mondo della musica? Si parla sempre di industria, manifattura, costruzioni e dei giovani laureati in ingegneria, chimica, informatica e matematica, dimenticandosi che quello della musica è un settore lavorativo e che il conservatorio è un’ università. Con chi si potrebbe parlare di questo argomento se non con un musicista?

Eduardo è nato nel 1990, si è diplomato al conservatorio di Torino ‘G. Verdi’ e oggi lavora nell’ Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

DOMANDA: ''Secondo dati ISTAT, nel mondo del lavoro qui in Italia a dominare sono i più anziani. Avendo lavorato con diverse orchestre nostrane, ti ritrovi in questi dati?''
RISPOSTA: ''Si, devo dire che l’età media dei miei colleghi è tendente all’ alto e nelle realtà in cui ho lavorato ero sempre il più giovane. Nel mio settore c’è un certo congestionamento dei posti liberi: non sono tanti i pensionamenti (anche perché l’ età pensionabile si è alzata) e le domande sono molto superiori a quella che è l’offerta del lavoro, così molto spesso, per rientrare nel bilancio, a fronte di cinque pensionamenti le assunzioni sono solo tre''

DOMANDA: ''Per quanto riguarda la carriera, quanto influisce avere genitori che già si sono affermati in questo campo?''
RISPOSTA: ''E’ un aspetto che può avere molta influenza. Per i ragazzi che tentano di intraprendere la carriera musicale, delle figure genitoriali che sanno come muoversi nel settore possono dare quantomeno degli ottimi consigli e dei buoni suggerimenti su come e dove muoversi. D’altro canto, chi non li ha lo deve imparare da solo e se c’è un vantaggio è che, dovendo capire tu determinate questioni, hai modo di farti delle domande su cosa ti piace, cosa cerchi e cosa veramente vuoi dalla tua carriera''

DOMANDA: ''Il 42,6% dei giovani desidera vivere all’ estero. Hai notato questa tendenza? Dato che ti è capitato spesso di lavorare fuori dall’ Italia, sai dire se ci sono effettivamente delle differenze dal punto di vista della retribuzione e delle opportunità?''
RISPOSTA: ''Nel mio settore, ma penso sia abbastanza diffusa, si nota una certa esterofilia, che personalmente in molti casi trovo abbastanza gratuita. Questa esterofilia tende a far pensare che il livello tecnico musicale dei professionisti che lavorano sia più alto. Io all' estero ci sono stato parecchio e posso dire che indubbiamente il livello medio degli studenti è alto,  ma ci sono meno punte di diamante tra i giovani. Sono meno ma emergono molto più facilmente, mentre qui ci sono tanti giovani con qualità speciali a cui non viene concessa la giusta visibilità: l'opportunità dovrebbe essere data a tutti, soprattutto a chi mostra un talento speciale. Quindi secondo me all’ estero è migliore il livello medio e il modo in cui gli spazi vengono gestiti e smistati tra i vari talenti e indubbiamente c’è una maggiore chiarezza burocratica e predisposizione all’ onestà nel lavoro, il che vuol dire essere pagati meglio (o anche solo essere pagati) e una certa migliore qualità delle infrastrutture sotto tutti i punti di vista, sia per quanto riguarda i conservatori e le scuole in genere che per quanto riguarda le sale da concerto''.


Eduardo

Spesso quello del musicista è considerato un non-lavoro, elitario ed esente dai problemi che coinvolgono gli altri settori, dalla crisi alla corruzione, ma così non è. Secondo me l'unico modo per affrontare la crisi è evitare di creare muri e soprattutto di barricarcisi dentro, convinti di essere i soli a patire le conseguenze di un problema che in realtà è di portata globale più che europea o nazionale, quindi sicuramente non settoriale.

Bianca dell' Oglio

Nessun commento:

Posta un commento