mercoledì 7 dicembre 2016

ROMA 2024

Nel 16 settembre del 2015 il nostro governo e il CONI hanno candidato Roma come città ospitante delle Olimpiadi del 2024. Gesto spinto probabilmente dall’orgoglio di rivedere la rassegna olimpica nel nostro Paese, di poter sostenere da vicino i nostri grandi atleti e certamente dal prestigio che ne sarebbe conseguito


Come è ormai noto il neo-sindaco di Roma Virginia Raggi non ha dato l’assenso all’iniziativa bloccando ogni cosa. Ha giustificato il tutto fondamentalmente con le argomentazioni dell’insostenibilità economica di un evento così costoso per una città già piena di problemi come Roma. Ha inoltre aggiunto che teme eventuali ruberie e infiltrazioni mafiose. Il tema infatti è ovviamente molto dibattuto anche in politica. Ci sono esempi a favore del no come Atene 2004 che ha sensibilmente contribuito a mettere economicamente in ginocchio la Grecia e a favore del sì come Torino 2006 che ha lasciato una mole di turisti molto aumentata e una ventata d’internazionalità che la città non aveva mai conosciuto, oltre che diversi impianti sportivi all'avanguardia (anche se qui, emergono altre critiche anche abbastanza gravi: pensiamo alla pista di bob di Cesana da allora inutilizzata, o allo status più o meno fatiscente del villaggio olimpico odierno).



Il quesito fondamentale riguarda quindi i conti economici della città capitolina che ovviamente non possiamo conoscere, ma bisognerebbe anche riflettere sul fatto che un’Olimpiade oltre che un impatto economico, positivo o negativo che sia, ha un impatto culturale e di valori legati allo sport. Gli impianti costruiti sì con grande dispendio di risorse potrebbero essere una spinta per le future generazioni come ad esempio avvenuto in Inghilterra, che con le strutture di Londra 2012 ha cresciuto una forte generazione di atleti che hanno portato gli inglesi a classificarsi al secondo posto nel medagliere delle recenti Olimpiadi di Rio, preceduti solo dagli imbattibili Stati Uniti. Inoltre il paese ospitante ha la possibilità di portare alle Olimpiadi un maggior numero di atleti avendo così più possibilità di medaglie, senza contare l’aspetto del tifo e dell’orgoglio che spinge gli sportivi che giocano in casa a risultati talvolta superiori alle loro stesse aspettative. Gli atleti olimpici italiani hanno infatti hanno formalmente scritto una lettera al sindaco invitandolo invece a raccogliere la sfida delle Olimpiadi. Anche fra loro comunque c’è chi si è mostrato scettico riguardo all’iniziativa sposando la causa dei pentastellati.
Io personalmente non nascondo di essere favorevole all'iniziativa, perché ritengo che le argomentazioni a favore che abbiamo appena trattato rappresentino un'opportunità per la città di Roma oltre che per tutta l'Italia. Vorrei proprio concentrarmi su questo fatto, si tratta di un opportunità: chiaramente sta a noi sfruttarla a nostro favore, bisogna essere capaci di perseguire seriamente un progetto così importante come questo: capisco quindi anche gli scettici e coloro che temono infiltrazioni mafiose, anche lecitamente, la storia italiana in fondo ce lo insegna. Però appunto ripeto che sta innanzitutto a noi cittadini comuni vigilare (e magari partecipare anche attivamente) alla preparazione dei giochi: secondo me non si può avere un atteggiamento scettico, disilluso e insofferente ancora prima di iniziare, perché personalmente ho fiducia (o quantomeno speranza) nel fatto che i cittadini italiani siano effettivamente in grado di sfruttare occasioni così importanti, opportunità come appunto dicevamo dal grande potenziale, che se sfruttate intelligentemente frutterebbero risultati molto più appaganti degli sforzi (ed anche, economicamente parlando, dei costi) iniziali.
Certo dipende, o anzi sarebbe dipeso, da noi.

Ma con questo articolo non voglio né rimproverare le scelte fatte, né accusare qualcuno di negligenza, cecità o quant'altro. Semplicemente credo che il dialogo sia il migliore mezzo per capirsi a vicenda, e questa cosa in questi giorni, innanzitutto da parte dei politici di ambedue gli schieramenti, è mancata. Ho voluto esporre il mio punto di vista, ma come ho detto capisco ed ho cercato di rispondere a quelli diversi dai miei. L'unica cosa su cui vorrei riflettesse il lettore è proprio questa: non esistono proposte e opinioni giuste o sbagliate, l'unico modo per farsi un'idea è dialogare con e cercare di capire il prossimo. La politica italiana spesso fallisce proprio in questo. 

Indipendentemente dalla nostra visione, sia da una parte che dall'altra, siamo sicuri di non essere stati influenzati dai politici? Siamo sicuri che entrambi gli schieramenti non abbiano effettivamente strumentalizzato un po' troppo la questione? Se non ci si pone queste domande, non c'è olimpiade che tenga.

 Andrea Manca

domenica 4 dicembre 2016

Il "fratello" bullo

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Il bullismo è un fenomeno pericoloso e di grande impatto sociale, che spesso viene minimizzato e non viene trattato con la dovuta attenzione. Esso ha saputo sopravvivere negli anni, adattandosi continuamente ai cambiamenti della società. Se una volta, il volto di un bullo, si identificava nello stereotipo del ragazzo che in classe ti rubava la merenda o ti picchiava nei corridoi, oggi il volto del bullo e’ diventato anonimo, schermato da un profilo, che permette la creazione di un alter ego più forte e coraggioso. E così, come la figura del bullo, anche le conseguenze sono cambiate. Oggi più di prima è difficile scovare il bullismo perchè le ferite, oltre a essere invisibili, persistono nella psiche anche dopo la fine dell’atto in sè per sè.

 Ma non tutti sanno la bizzarra digressione che ha avuto il termine “bullo”. L’etimologia è da ricondurre alla parola olandese boel, fratello, che successivamente arrivò in area anglosassone diventando “bully” che, in origine, significava tesoro, riferito a una persona. Oggi quello stesso fratello è diventata una persona che, senza nessuna forma di risentimento, colpisce individui ritenuti più deboli e incapaci di difendersi. Oltre a  minimizzare questo fenomeno, il pensiero comune tende a classificare il bullismo come un problema riguardante solo la fascia dei giovani e giovanissimi.
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 Nella realtà, il bullismo si perpetua anche in ambienti lavorativi; basti pensare a quante volte abbiamo dovuto agire seguendo le direttive di un superiore, senza poter esprimere il nostro parere. E se il mobbing ci sembra subdolo, ancora più infimo e celato è lo stalking, in cui l’aguzzino priva della libertà personale la sua vittima e la perseguita in modo silenzioso come un’ombra.

Ma se il seme del bullismo è l’odio gratuito verso persone ritenute più deboli, la sua cura è il coraggio. Il coraggio di chi decide di ribellarsi alle ingiustizie e di chi, pur non essendo una vittima diretta, decide di denunciare un atto di bullismo portando alla luce ciò che si cela all’ombra della meschinità umana. Sempre più gli “influencer”(persone famose dello spettacolo) si adoperano in campagne di sensibilizzazione contro il bullismo fisico e psicologico, nella speranza che un giorno non troppo lontano, la parola bullo torni a essere quel fratello importante, come un tesoro che ti sta a fianco.


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Risultati immagini per post su twitter di persone famose contro il bullismo 











Vi lascio riflettere su questo tema con l'aiuto di una canzone che può dare coraggio e speranza ai giovani, che si sentono soli e può far uscire il guerriero che c'è in loro.
                                         https://www.youtube.com/watch?v=fK8LrzzC4-8                                     

                                                                         Talò Marco Francesco

Librerie sopravvissute

Nell'era del digitale sempre meno persone acquistano libri, prediligendo la lettura su tablet o ebook reader e, fra quelle che ancora preferiscono le tradizionali pagine di carta, sempre meno sono quelle che fanno acquisti in libreria.

Strumenti di lettura nell'Era Digitale

I grandi centri commerciali e il commercio online dove i testi sono venduti a prezzi decisamente più bassi, stanno infatti schiacciando le piccole librerie di quartiere che ancora sopravvivono grazie alla fedeltà di pochi appassionati.

.E' difficile resistere alla concorrenza dei centri commerciali ?

"La nostra libreria si trova in Borgo San Paolo, al centro di una area pedonale e ci affacciamo sulla stessa piazza di un centro commercialeLa concorrenza non è spietata ma si fa sentire,fortunatamente per noi, il settore libri del centro commerciale, non è molto ampio e fornito ed ha una offerta più ristretta della nostra. L'effetto delle politiche commerciali della GDO (grande distribuzione organizzata) e dei negozi online è più subdola: facendo leva sulle abitudini dei “nuovi“ consumatori e dopo anni di presenza in luoghi diversi dalle librerie, spesso fortemente scontato e facilmente accessibile, il libro ha perso la sua aura di bene culturale, per diventare una merce da scaffale al pari del detersivo, delle bibite e delle offerte 3x2; il messaggio che nel tempo è arrivato ai “clienti generici” del libro è duplice: da noi (GDO) il libro costa meno e non serve la mediazione di un esperto per acquistarlo, con il risultato di erodere progressivamente le vendite delle librerie e di svilire la figura del libraio, costretto a rincorrere sul piano commerciale questo ingombrante concorrente senza ridurre la propria professionalità.
Per quanto ci riguarda cerchiamo di distinguerci dalla GDO proponendo nel nostro negozio una offerta culturale molto ampia e variegata, basata sulla qualità."

Al contrario di come si potrebbe pensare anche eventi di importante spessore, quale per esempio il Salone del Libro, si possono rivelare deleteri per i librai: intervistandone uno egli afferma che il cliente medio non compra più di un paio di libri all'anno, quando partecipa a manifestazioni di grosso calibro dove le vendite sono effettuate direttamente dalle case editrici effettua lì i suoi acquisti "allontanandosi" dalle librerie che di fatto perdono, in queste occasioni, clienti e quindi profitti.

Trova utili eventi come il Salone del Libro ?

"Il Salone del Libro ha avuto il merito di portare nella stessa sede ed a portata di mano del grande pubblico, appassionati lettori, curiosi, editori e autori celebri: ha portato nella nostra città, una attività di grande prestigio che in breve ha assunto un rilievo internazionale, svolgendo una grande azione di promozione della lettura.
Negli ultimi anni, pur conservando autorevolezza internazionale e richiamo di pubblico, l'esasperazione dell'aspetto commerciale da parte di alcuni editori ha gradualmente spostato il concetto di Salone verso quello più prosaico di Fiera, al punto che nel corso dell'anno è andato in crisi un modello di gestione rivelatosi inadeguato, con le note conseguenze: un nuovo Salone/Fiera a Milano e un consueto, rinnovato ma forse ridimensionato, Salone a Torino.
Le prospettive per l'edizione 2017 sono interessanti: le librerie indipendenti torinesi sono state coinvolte nella gestione di una importante area all'interno del Salone, situazione del tutto inedita e tuttora in fase di elaborazione.
Personalmente, trovo più stimolanti e utili gli eventi che coinvolgono direttamente i librai come parte attiva e propositiva, come “Portici di Carta“ o “Torino che Legge“; reputo questi eventi più incisivi; perché corali, sulla promozione della lettura, che è il principale motore della nostra complessa e affascinante attività."

Libreria Capohorn
Sta quindi al libraio trovare nuovi metodi per fidelizzare clienti e incrementare il guadagno, quello che abbiamo intervistato ci dice che la sua libreria(davanti al supermercato "Bennet" in zona Sanpaolo) e per esempio anche un' edicola,spesso organizza presentazioni di libri, letture di poesia, incontri per ragazzi e bambini che si incontrano per una partita a pallone quasi tutti i pomeriggi nella piazzetta pedonale che caratterizza questo quartiere e dove Roberto vorrebbe incentrare i suoi eventi ..la partecipazione è sempre però alquanto scarsa e i continui sforzi non danno sempre i risultati sperati."

Che ruolo gioca il suo negozio nel quartiere? "Siamo una piccola libreria di quartiere e ne siamo consapevoli, ma il nostro nome ci ricorda tutti i giorni il senso del viaggio avventuroso, vogliamo avere grandi orizzonti.
Nel tempo la libreria è diventata anche un luogo di ritrovo e di scambio sociale per il borgo.
Cooperiamo con le altre librerie della Circoscrizione; negli ultimi due anni abbiamo avviato e intensificato la collaborazione con una associazione di promozione sportiva e culturale del territorio e recentemente siamo stai chiamati a contribuire ai progetti di animazione culturale del Campus San Paolo; nell'ultimo anno, abbiamo iniziato a svolgere alcune delle nostre attività all'aperto, sulla piazza pedonale, aumentando la nostra visibilità e coinvolgendo un numero maggiore di persone. Abbiamo lanciato alcune iniziative per attirare nuovi “ amici della libreria” e per consolidare il gruppo dei fedelissimi: “Lettori Cercansi” e “Con la Cultura si Mangia”.
Possiamo contare su circa mille clienti e 700 followers su Facebook ; molti di loro sono passati da clienti ad amici e sono sempre di più le famiglie che si vedono crescere …
Ogni tanto qualcuno di loro ci esorta esplicitamente a tenere aperto perché
“ senza la libreria il quartiere sarebbe più povero…“."

che età media hanno i suoi clienti ?

"Abbiamo clienti un po' di tutte le età, i due blocchi più numerosi, sono famiglie relativamente giovani con figli piccoli e pensionati ; notiamo che sia leggermente meno influente il segmento dei giovani adulti e degli adolescenti."


Nella nostra vita frenetica non è rimasto tempo per sfogliare ancora un bel libro accovacciati sul divano con in mano una tazza calda di the?

Tenere fra le mani un'edizione con la copertina sbiadita, gli angoli spiegazzati e voltare pagina toccando con le dita la carta ruvida  rilascia davvero la stessa sensazione di uno schermo luminoso?

E non è forse meglio ficcare il naso fra le pagine di un vecchio libro nascosto fra gli scaffali di una libreria e sentire quell'odore, che non mi pento di definire profumo, inebriante, autentico?






Caterina Bormida










Vaccinazioni: luoghi comuni o rischi concreti?

Ultimamente in Italia dilaga una totale disinformazione sull'utilità e, più generalmente, le funzionalità dei vaccini. Ma che cos'è un vaccino? Ne conosciamo realmente la corretta definizione?
Consultando internet ci imbattiamo immediatamente in una chiara esplicitazione del termine: "Il vaccino è un preparato contenente materiale costituito da proteine complesse a DNA eterologhe, cioè estranee, provenienti da microrganismi o parti di essi, opportunamente trattato per non perdere le proprietà antigeniche, e finalizzato ad essere utilizzato nel conferimento di immunità attiva al soggetto cui viene somministrato." Dunque un vaccino è, di fatto, costituito dal virus disattivato dalle facoltà sintomatiche e di diffusione, che però mantiene l'importantissima proprietà di creare anticorpi, ovvero proteine in grado di neutralizzarne gli effetti dei virus presi in considerazione.
A livello Europeo, l'obbligo vaccinale era già abbastanza concreto nei primi decenni dell'Ottocento, data l'amplissima propagazione del virus del vaiolo, ma anche allora era soggetto a controversie e accesi dibattiti, tanto da sospenderlo per alcuni stati nel 1898. Ma analizziamo la questione italiana. In Italia sono quattro i vaccini obbligatori al momento della nascita: antidifterica (Legge del 6 giugno 1939 n. 891 – Legge del 27 aprile 1981 n. 166), antitetanica (Legge del 20 marzo 1968 n. 419), antipoliomielitica (Legge del 4 febbraio 1966 n. 51), antiepatite virale B; gli altri sono facoltativi, tuttavia sono fortemente consigliati dal sistema sanitario nazionale e somministrati gratuitamente, e sono il trivalente antimorbillo-parotite-rosolia (MPR), la vaccinazione contro le infezioni invasive da Haemophilus influenzae b, l'antimeningococcica, l'antiparotite, l'antirosolia. Ai vaccini vengono spesso associati alcuni tassi di inefficacia e insicurezza per la salute, conseguenze che potrebbero derivare solamente da una preparazione del vaccino inadeguata o scorretta. Vogliamo dunque screditare alcune convinzioni comuni riguardo la distribuzione dei vaccini.
Una conseguenza estremamente rara è data dalla manifestazione delle complicanze legate alla malattia virale contro la quale si è stati vaccinati: le statistiche parlano di impossibilità di manifestazione dei sintomi o di casi con una percentuale in inferiore allo 0,00001%. Un altro studio di un medico inglese del 1998, rivelatosi una mera frode e dunque smentito senza però convincere del tutto il popolo italiano che ancora si mostra in molti casi diffidente dall'utilizzo di questo vaccino, afferma che il vaccino trivalente sia frequentemente collegato a patologie riscontrate in età pediatrica, quali l'insorgere dell'autismo, del morbo di Crohn o di altre patologie intestinali croniche. Nonostante lo studio sia stato dichiarato falso più e più volte, è riuscito ad insinuare (oltre a un'epidemia di morbillo in tutta Europa) il dubbio in moltissimi genitori europei e soprattutto italiani: è veramente necessario vaccinare mio figlio? E se il vaccino lo danneggiasse anziché proteggerlo da alcune malattie?
La risposta è sì, è assolutamente necessario, i vaccini sono realmente efficaci, non hanno effetti collaterali e proteggono da malattie altamente contagiose e di solito altrettanto gravi, o addirittura fatali. Un'ulteriore testimonianza, che riportiamo qui di seguito, ci è offerta dal dottor Giorgio Tumiatti, primario all'ospedale Martini di Torino, al quale abbiamo posto alcune semplici domande per avere una certezza medica tangibile.


1. "Quali sono i pro nel vaccinarsi e nel vaccinare il proprio bambino?"
La vaccinazione, estesa a tutta la popolazione, protegge dallo sviluppare la patologia e soprattutto dalle complicazioni (anche mortali) di queste patologie. Ci sono vaccini obbligatori e facoltativi: questo è il beneficio di sottoporsi ai vaccini.

 2. "Perchè alcune persone decidono di non vaccinarsi e di non vaccinare neanche il proprio bambino?"
Bisogna valutare questo beneficio, nel senso che anche vaccinandosi per una patologia non è detto che non la si possa contrarre comunque, sia perchè il vaccino può risultare inefficace, sia perchè nonostante il vaccino non si sviluppano gli anticorpi, e sia perchè anche il vaccino può avere degli effetti negativi, ma facciamo un esempio: se il morbillo, che in certi casi può essere mortale, contratto naturalmente causa una morte su 10.000 malati, se viene contratto a causa del vaccino causa una morte su 10.000.000, il che vuol dire che la morte a causa del vaccino è molto bassa. I vaccini trivalenti hanno abbassato di molto la mortalità infantile nei primi anni di età in Italia.

3. "Sono vere le voci e gli studi che legano l'autismo al vaccino?"
Secondo me no, è un'idea che periodicamente salta fuori come ipotesi sulla genesi dell'autismo, mentre la realtà è che ancora oggi non conosciamo le cause dell'autismo, e quindi a volte capita che qualcuno sostenga che l'autismo sia un effetto secondario conseguente alla vaccinazione. Ritengo che non ci sia alcuna prova scientifica: spesso si immagina che anche alcune patologie neurodegenerative come la sclerosi multipla o la sclerosi laterale amiotrofica siano secondarie all'utilizzo dei vaccini, ma non è così; è vero però che una delle complicanze a lungo termine di alcuni virus (come il sopracitato morbillo) sono le cosiddette malattie di virus lenti: una volta che si è venuti in contatto con un determinati virus si contrae una malattia neurodegenerativa a distanza magari di 30, 40, 50 anni. Chi compie questi studi crede che se non ci si fosse vaccinati probabilmente non si sarebbe presentata questa malattia neurodegenerativa, che quindi sarebbe una complicazione a lungo termine del vaccino, ma non esistono prove scientifiche che le cose stiano così.

Il nostro parere quindi, e anche quello del dottor Tumiatti è il seguente: le vaccinazioni possono apportarvi solo benefici, perciò presentatevi alla vostra ASL quando necessario, e portate i vostri figli; l'unico rischio, è qualche strillo dopo che il bambino avrà visto il piccolo ago della siringa.

(Soraya Guastella e Jacopo Ruffino)

LA SIGNORINA FELICITA OVVERO LA FELICITA’



Nel cartellone del Teatro Stabile di Torino fino a un mese fa si poteva trovare dal 18 fino al 30 ottobre, sul palco del teatro Gobetti, La signorina Felicita ovvero la Felicità, spettacolo dedicato al centenario della morte di Guido Gozzano.

L’attrice è Lorena Senestro, che ha messo in scena un monologo in cui ci restituisce la propria lettura e interpretazione del personaggio di Felicita, accompagnata costantemente da Andrea Gattico al pianoforte. La vicenda narra il ricordo di una giovane fanciulla di campagna di cui Gozzano rimase affascinato per la semplicità con cui conduceva la sua vita. Felicita è appartenuta davvero alla biografia del poeta, se con un nome diverso.                                                               

 Nello spettacolo la ritroviamo immersa nella sua “casa centenaria”  in un arredo antico,reso scenograficamente da cornici che rimandano al ricordo, sempre nubile in compagnia del cucù e dell’ insieme di mobili che assumono, come i ricordi, proporzioni smisurate. Immobilizzata nel tempo, spera nel ritorno di Guido, che, partito per le Indie, non farà più ritorno: stroncato a 32 anni dalla tubercolosi, è vivo solo nei ricordi di giovinezza di Felicita.

Lo spettacolo è una fusione rapinosa di immagine e suono. La musica è strettamente connessa al dialogo poiché è stata composta durante le prove. L’uso delle luci dà il senso di un tempo scandito, infatti  le luci rendono il tutto più dinamico e, proiettando ombre su tre teli posti sui lati e uno sullo fondo,  fanno intendere che dietro alla zona  del salotto c’è la presenza del giardino di Villa Amarena. Inoltre l’uso di espressioni dialettali piemontesi riporta lo spettatore nella valle Canavese dove si svolge il ricordo della signorina Felicita.

Guido Gozzano è un poeta italiano considerato come il massimo esponente del Crepuscolarismo, caratterizzato da compianto e costante insoddisfazione. Nato da una famiglia benestante, inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla poetica delle "buone cose di pessimo gusto” che lo porteranno al suo personale stile malinconico e dedito alla ricerca della felicità tra antico e nuovo. Gozzano canta le piccole cose con un taglio ironico e distaccato rappresentando una nuova apertura sul mondo novecentesco.


La signorina Felicita ovvero la Felicità
Uno spettacolo di Lorena Senestro
Con Lorena Senestro e Andrea Gattico al pianoforte
Regia di Massimo Betti Merlin  

Progetto scenografico Massimo Betti Merlin, Francesco dell’Elba
Luci Francesco dell’Elba
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale Teatro della Caduta




                                                                                                                    
(Madonia Laura)

"LEONARD COHEN: L'IMMORTALE"



Il 10 novembre, il mondo ha perso uno dei suoi più grandi poeti: si è spento a Los Angeles Leonard Cohen all'età di 82 anni. Lo ricordiamo poichè è stato uno dei cantautori più celebri, influenti e apprezzati della storia della musica ed, inoltre, uno dei pochi artisti della sua generazione ad avere successo anche superati gli ottanta anni. Vincitore di numerosi premi ed onorificenze, è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame, insignito del titolo di Compagno dell'Ordine del Canada (la più alta onorificenza concessa dal Canada) e nel 2011 ricevette il Premio Principe delle Asturie per la letteratura.

Leonard Cohen da giovane
Leonard Cohen è nato a Montréal nel 1934 da una famiglia ebraica immigrata nel Canada. Suo padre, morto quando aveva solo 9 anni, era polacco, mentre sua madre era di origine lituana ed era la figlia dello scrittore talmudico Solomon Klonitsky-Kline. Si iscrive all'università McGill di Montréal, dove si laurea in letteratura inglese nel 1955. Il periodo universitario vede i suoi inizi nella poesia. La sua prima raccolta vede la luce nel 1956, con il titolo di "Let Us Compare Mythologies". Alla musica Cohen si avvicina grazie alla cantante e amica Judy Collins che per prima ne interpreta alcune canzoni e lo esorta a tentare la fortuna con la musica, spingendolo a suonare e cantare in pubblico.
La sua canzone "Suzanne" del 1966 ne decreta il successo universale.

Leonard Cohen durante un concerto
Altri brani celebri di Cohen sono: "Famous Blue Raincoat", "The Partisan","So Long Marianne"," Chelsea Hotel","Sisters of Mercy", ed in particolare "Hallelujah", che resa ancor più famosa dalle molteplici cover, in particolare da quelle di Jeff Buckley, Bob Dylan (eseguita in più concerti durante il 1994, ma mai pubblicata ufficialmente), Bon Jovi e John Cale, "Waiting for the Miracle","Tower of Song","First We Take Manhattan" (molto nota è la cover di Joe Cocker) e Bird on a Wire. Infine, il suo ultimo album "You Want It Darker", e' stato pubblicato nell'ottobre del 2016, appena 20 giorni prima della sua morte. I temi ricorrenti nei suoi lavori comprendono l'amore, la religione, la depressione psicologica, e la musica stessa. Ha inoltre scritto alcuni brani politici, anche se talvolta trattando il tema ambiguamente.
Per ricordarlo martedì 6 Dicembre 2016, alle ore 16.45, presso la Biblioteca comunale “P. De Nava” di Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori della Calabria promuove l’incontro “L’accordo segreto del RE: Leonard Cohen, l’immortale”.


Scilanga Cinzia

Ricoverato Stephen Hawking: malore improvviso.

Lo scienziato inglese Stephen Hawking,74 anni, ha accusato il giorno 4 dicembre un malore improvviso mentre era a Roma ed è stato ricoverato d'urgenza al policlinico Gemelli. Il breve ricovero dello scienziato è stato effettuato per controlli di sicurezza a causa di un problema respiratorio che è in via di risoluzione. Secondo i primi accertamenti, le sue condizioni sarebbero stabili e non sarebbe in pericolo di vita: Hawking è tenuto sotto controllo medico per evitare il rischio di ricadute, considerato il quadro clinico generale. Stephen è affetto da anni da una grave forma di una malattia degenerativa dei motoneuroni che gli ha tolto da tempo la capacità di movimento e di parola. Il ricovero ha impedito allo scienziato di partecipare oggi a una conferenza all'Academia Belgica di Roma dove avrebbe dovuto parlare dell'origine dell'universo. Hawking si trovava nella Capitale per partecipare alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze. Stephen  Hawking, nonostante sia un non credente, fa parte dell'accademia, che raccoglie ottanta tra i più importanti scienziati del mondo. Nell'occasione ha incontrato anche Papa Francesco e proprio sul profilo del Pontefice è apparsa nei giorni scorsi una foto di Bergoglio con l'illustre scienziato inglese."Ci sono tanti segni incoraggianti di un'umanità che vuole reagire, scegliere il bene comune, rigenerarsi con responsabilità e solidarietà",le parole del Papa.

 immagini dell’incontro con il Papa 
                       


Celebre soprattutto per le sue teorie sui buchi neri e sull'origine dell'universo,tra le sue idee più importanti vi sono anche la radiazione di Hawking, la partecipazione all'elaborazione di numerose teorie fisiche e astronomiche con altri scienziati, come il multiverso, la formazione ed evoluzione galattica e l'inflazione cosmica, tutte teorie da lui spiegate con chiarezza e semplicità anche in numerosi testi di divulgazione scientifica per il grande pubblico. Condannato all'immobilità dagli anni ottanta a causa di una malattia del motoneurone diagnosticata nel 1963, Hawking è costretto dalla patologia a comunicare con un sintetizzatore vocale. La sua immagine pubblica, complice l'apparizione in molti documentari e trasmissioni televisive, è divenuta una delle icone popolari della scienza moderna. Nonostante la malattia, proseguì gli studi di cosmologia e successivamente sposò Jane Wilde (da cui avrà tre figli). A più di cinquant'anni dall'infausta sentenza si discute ancora se la sua sia una forma atipica di SLA (tesi sostenuta dallo stesso Hawking) o se si tratti piuttosto di atrofia muscolare progressiva. Perché la vita media di una persona a cui viene diagnosticata questa malattia è tra i due e i cinque anni (a Hawking, a 21 anni, ne avevano dati due). Più del 50 per cento ce la fa a sopravvivere oltre i tre anni. Il 20 per cento ce la fa oltre i cinque anni. Da lì in poi il numero precipita. Meno del 5 per cento vive oltre i vent’anni. Stephen Hawking ha vissuto finora 53 anni!


Eccolo fluttuare durante il volo parabolico della compagnia Zero-G.





ispiratore del film premio Oscar La teoria del tutto: https://youtu.be/tt_Lcw9LOco



Di DIONIGI ALESSIA

CONOSCI INTERNET MOLTO MENO DI QUANTO CREDI

CONOSCI INTERNET MOLTO MENO DI QUANTO CREDI 

Quanto conosci internet? Ti ritieni esperto, attento e responsabile?

Da una settimana Snowden è arrivato in Italia. Certo in molti, io per primo, non se ne erano accorti. No no, non lui, il film si intende, lui è ancora in Russia. Curioso però come una tematica attuale come la privacy su internet non riscuota tanto successo. O almeno, in ambito cinematografico è stato così: in Nord America il film sullo scandalo riuguardo NSA è uscito a settembre, e gli incassi non hanno ancora eguagliato i costi di produzione. Effettivamente sono argomenti di cui si è parlato e riparlato, è comprensibile che annoino. Di certo annoiano il neo presidente Donald Trump, che almeno in campagna elettorale di internet non ne voleva neanche sentir parlare, e ce lo fece capire a suon di tweet. In ogni caso, la lotta per la privacy, tre annetti dopo il datagate del 2013, è già fuori moda. Nessuno si è ancora spinto a dire che non sia una questione importante; però diciamocelo, quegli pseudo anarchici della rete, gli hacker-attivisti di Anonymous, oppure wikileaks e Julian Assange, e lo stesso Snowden, ci hanno stufato. Non è che siamo disinformati; come si dice, a volte tornano, e la disputa Apple-FBI seguita alla strage di San Bernardino in prima analisi ce lo dimostra, effettivamente ci fu un certo seguito da parte del pubblico. Ed anche i Panama Papers, quantomeno inizialmente, attirarono l'attenzione dei giornalisti. Già, però adesso, nei fatti, è cambiato poco o niente. Sì certo, sono fallite delle banche dall'etica discutibile, qualche società assicurativa poco trasparente, e moltissime persone, anche famose, sono state processate. Forse la quantità di dati era veramente enorme e non assimilabile, o più probabilmente, e paradossalmente, una finanza sempre più astratta non cattura l'attenzione di un pubblico sempre più scettico e insofferente verso di essa. Sarà che non la capisce, forse non vuole, forse non può. Anche se molti commenti vomitati nei social network fanno azzardare la seconda ipotesi, in ogni caso questo articolo non sta cercando qualcuno da incolpare. Al netto quello che conta è la situazione che si è venuta a creare. Una situazione vissuta con disinteresse.

Alla fine la verità è questa, il pubblico è questo, ed anche io e te (il più delle volte) lo siamo: disinteressati. Ripeto, a volte tornano, scoppia qualche scandalo qui e lì, e poi, ma poi, basta. Sì, forse in quest'introduzione si generalizza troppo, ma spesso è così. È comunque vero che molta parte del web e della politica è interessata alla questione privacy e uso dei nostri dati, ma riflettiamo sul fatto che ci si potrebbe mobilitare di più. Protezione (post San Bernardino) e divulgazione (datagates vari) di dati privati e anche intimi sono solo due dei tanti problemi che fanno parte di quel sistema chiamato internet 2.0, basato sul baratto, o altresì, più finemente, sulla commercializzazione degli stessi. Concedendo i nostri dati (gusti, fascia generazionale, precedenti penali etc.) ci viene garantito il sevizio. Questo è "internet 2.0", un mondo assai bello, sì, e non necessariamente negativo. Ha i suoi pro e i suoi contro: meglio l'anonimato assoluto, o la compravendita, la copia e la commercializzazione incontrastata dei nostri dati?
Questo è Google, non sempre così gratuito come sembra

Certo, la cosa migliore sarebbe un compromesso... Ma a questo punto ognuno di noi può analizzare pro e contro, fattori positivi e negativi delle due situazioni, e in qualche modo capire cosa preferire. 

Anzi no. Come vedremo, l' anonimato tutela il diritto d'opinione, protegge i dissidenti politici e tendenzialmente i diritti del consumatore... tendenzialmente, perche allo stesso tempo consente alle peggio criminalità (terrorismo compreso) di agire e comunicare incontrastate. Nel momento in cui vi è domanda e offerta di droga e armi, o iniziano a proliferare truffe e raggiri, il consumo che si viene a creare è leggermente diverso... Il fulcro del discorso arriva adesso, come tornano le provocazioni iniziali.


QUANTO CONOSCI INTERNET?

Per il momento abbiamo parlato di un mondo molto più bello e tranquillo (per quanto in realtà, come abbiamo dimostrato, già assai controverso) di quanto immagini: il web della Silicon Valley, di colossi come Google e Facebook, quel posto paradisiaco in cui tutti siamo interconnessi, e condividiamo le prime cavolate che ci vengono in mente, semplicemente perchè possiamo farlo...
Spesso lo avvertiamo come un qualcosa di negativo; in realtà l'internet in cui navighi, certamente controllato e sfruttato, ma anche protetto e tutelato, è frutto di grandi privilegi per l'utente medio. Non dico sia il paradiso, ma voglio ripeterlo: è molto più bello e tranquillo di quanto immagini... e anche molto ma molto più piccolo. Immaginati un iceberg.
No, non la foglia d'insalata. Un iceberg tipo questo.

Come vedi, la parte emersa, quella parte in qualche modo a noi più "accessibile" e che in mare notiamo subito, è davvero assai minuta in confronto alla massa che la sostiene. E, converrai con me, anche più sicura. Per "andare sotto" infatti, non ti puoi tuffare nudo nelle acque del circolo polare artico. In parole povere, il browserino che usi per andare a giocare su Age of Empires, non basta. Il prerequisito fondamentale per accedere al deepweb è TOR, che non solo è un browser che permette di navigarci, ma è anche la tecnologia su cui il deepweb stesso si basa. Attrettanto importante sarebbe munirsi di un buon antivirus.

 Ma che cos'è TOR (The Onion Router)? Entrando nei dettagli, questa è la pagina di wikipedia che lo spiega approfonditamente. A noi basta sapere che TOR cripta i messaggi "stratificandoli" e li fa rimbalzare in server e computer sparsi in tutte le parti del mondo in modo, che pian piano, come quando si sbuccia una cipolla (da cui il logo del progetto), decriptano il messaggio.

In questo modo gli indirizzi IP di mittente e destinatario rimangono in incognito. Ciò consente inoltre all'utente di entrare nei link .onion, riservati a questo sistema. Tralasciando i tecnicismi, il tutto è molto meno complicato di quanto sembra. Per accedervi basta digitare "tor" su Google, entrare in questo sito, e scaricarsi il browser. È così semplice che anche mio nonno e tua sorella di dodici anni, tutorial su youtube alla mano, potrebbero riuscirci. Ecco, da molti punti di vista questo può essere preoccupante.

*Disclaimer: visitare un sito, unicamente visitare, qualsiasi sia il suo contenuto, non è considerato reato (casi eccezionali a parte). In ogni caso ognuno è responsabile del proprio operato, i contenuti di questo articolo sono unicamente a scopo informativo e funzionali agli argomenti trattati. 

 L'anonimato totale comporta grandi problemi. Se ti sei scaricato TOR dovresti riuscire ad accedere a "The Hidden Wiki" .

Questo sito, gestito dall'intera community del deepweb, contiene i principali link dei servizi offerti da esso, ne è perciò lo snodo principale. Ora, il deepweb è molto più grande dell'internet a cui siamo abituati, ma è anche molto meno popolato: un po' come il vecchio west, qui l'anarchia regna sovrana. Quindi se accedervi è semplice, poi chiaramente le cose si complicano molto, perchè sia truffe che utenti inesperti sono molto frequenti. Però potenzialmente anche un qualsiasi bambino potrebbe entrare in siti che smerciano droga, armi, addirittura si possono assoldare dei serial killer-sicari.

Si, effettivamente Google, Facebook e colossi simili, anche se non esattamente gratis, non sono poi così male vero? Il deepweb è un posto molto pericoloso dove i poteri di multinazionali e governi sono molto limitati, e ciò chiaramente permette a tutti i tipi di criminalità esistenti al mondo di raggiungerti ed arrivare a casa tua con un click.

Esiste un rovescio della medaglia, che di certo non giustifica l'esistenza delle suddette comunità, e che certamente non rende il deepweb un posto migliore, siamo d'accordo. Ma lo rende necessario. Possiamo passare ore a discuterne, l'unico fine del mio articolo è quello di fornire i mezzi per giudicare. Diciamo però che ogni strumento, ogni invenzione, non è buono o cattivo di per sè, dipende da come lo si usa. Abbiamo iniziato parlando di Snowden, ebbene il darknet protegge e tutela milioni di dissidenti in tutto il mondo. Per loro l'anonimato è spesso equivalso alla vita. Qui infatti si trova il più grande archivio di dati governativi top secret, wikileaks.

Di nuovo, sta a ognuno di noi giudicare, ed allo stesso tempo informarsi riguardo la divulgazione di segreti di stato. Chiaramente però, così come spesso anche le grandi democrazie occidentali hanno commesso azioni di etica discutibile e anzi antidemocratiche, chiaramente anche le dittature odierne hanno molti segreti da nascondere. Non sta a me giudicare ma assai spesso molti dissidenti operano nell'interesse dei loro concittadini, contro governi autoritari e antidemocratici. Wikileaks è un sito che permette appunto ai giornalisti di tutto il mondo di archiviare documenti riservati in anonimato, il più possibile al sicuro da eventuali intercettazioni.
Come si nota in questa videata

Adesso puoi rispondere. È meglio svendere i nostri dati in cambio di coccole, pubblicità ma anche protezione, o garantire l'anonimato a tutti e aprire la strada all'anarchia digitale?
Credi ancora che quello  facebook e google sia un monopolio antidemocratico, o che tutto il deepweb nel suo insieme sia da estirpare immediatamente?
Credo di aver dimostrato che un elemento non può prescindere l'altro, il compromesso è necessario. Che compromesso, come e in quale misura, spetta a te giudicarlo. Si spera che nel far ciò, questa lettura ti abbia aiutato.

 Andrea Manca.

Antigone e le leggi naturali e umane

Il 18 novembre 2016 alcune classi del Liceo Alfieri sono andate a vedere due spettacoli incentrati sulla storia di Edipo al Teatro Astra di Torino, messi in scena dalla Compagnia teatrale Mauri Sturno. Il secondo, Edipo a Colono tratto dall’omonima tragedia scritta dal drammaturgo greco Sofocle. 

Trama 
Edipo, allontanatosi volontariamente dalla città di Tebe per non contaminarla con la sua colpa, vaga di città in città, accompagnato dalla figlia Antigone, finché giunge nel demo attico di Colono, alle porte di Atene. Gli abitanti della città, in un primo tempo, vogliono scacciarlo per paura della contaminazione, poi, impietositi dal racconto della sua vicenda, si rivolgono al loro re Teseo.
                                          Elena Arvigo nei panni di Antigone.
Giunge nel frattempo da Tebe Ismene, sorella di Antigone e figlia di Edipo. La ragazza comunica al padre il pericoloso litigio per il possesso del regno che oppone i due fratelli Eteocle e Polinice e gli rende noto il responso dell'oracolo, in base al quale la città che avesse offerto la sepoltura a Edipo sarebbe stata inviolabile. Arriva in seguito Teseo, che, dopo aver parlato con Edipo, gli garantisce assoluta protezione nel suo territorio. 
Il vecchio deve comunque affrontare sia Creonte sia il figlio Polinice, che giungono entrambi con il fine di ricondurre in patria il vecchio re. Edipo si oppone risolutamente al cognato, che addirittura rapisce, per conseguire il suo scopo, Antigone e Ismene. Teseo, però, riesce a recuperare le ragazze e costringe Creonte a tornarsene a Tebe. Per intercessione delle sorelle e di Teseo stesso, Polinice ottiene un colloquio con il padre, che si conclude in modo funesto con la predizione da parte di Edipo della morte dei due fratelli. Quando sulla scena si ode un tuono, Edipo si avvia, seguito da Teseo, verso il bosco sacro alle Eumenidi. Dopo aver svelato al re i segreti necessari a garantire la buona sorte di Atene, Edipo prodigiosamente scompare. La tragedia si conclude con il ritorno di Antigone e di Ismene a Tebe, nel tentativo di migliorare la sorte dei fratelli.

Antigone 
Tra i vari personaggi presentatici durante lo spettacolo, uno che ci è sembrato particolarmente interessante è stato quello di Antigone, una delle figlie di Edipo, lì interpretata da Elena Arvigo. 
Antigone assiste all’uccisione dei due fratelli Eteocle e Polinice che si uccisero reciprocamente. Uno difensore della città venne sepolto con tutti gli onori, l’altro che andò contro la sua città venne abbandonato alle prede selvagge, così ordinò il nuovo re di Tebe Creonte.
Antigone non obbedì a ciò perché andava contro le leggi della religione e della pietà. Prima chese aiuto alla sorella Ismene che si rifiutò, in seguito scappò e diede una sepoltura al fratello.
Quando Creonte lo scoprì, la condannò a morte. Il figlio di Creonte, Emone, promesso sposo alla fanciulla, cercò di convincere il padre a lasciare andare la donna, ma questo desistette , e quando scoprì il suicidio della promessa sposa, si ammazzò sul suo cadavere.
Dalla morte di Antigone scaturirono altre morti, come quella della madre di Emone, morta per il troppo dolore.
Antigone è descritta come una donna forte e sicura di sé e sembra che ciò che è accaduto alla sua famiglia non sia stato nulla per la sua fierezza. Per lei il legame di sangue con il fratello è più importante della legge umana di Creonte. Anche se scoperta e condannata a morte da Creonte, rimante convinta dei suoi ideali.

Leggi umane e leggi della natura 
Dal mito di Antigone si recepisce la netta differenza tra leggi della natura e leggi umane, che nel corso della storia della filosofia è stata oggetto di discussione. Nonostante sappia che per legge era proibito dare una degna sepoltura al fratello, Antigone mette al primo posto la legge della pietà, e quindi della natura, ritenendola più importante per sé stessa. 
In un estratto da "La Verità" di Antifonte, sofista oligarca greco del V secolo a. C. egli dichiarò come sia possibile sfuggire in qualche modo alle leggi umane, mentre non è possibile con quelle della natura. 
In un certo modo le leggi umane vanno contro quelle della natura: le leggi ci dicono cosa vedere con gli occhi, cosa sentire con le orecchie, cosa fare con le mani e dove andare con i piedi, andando contro all’istinto che è il principio delle leggi della natura.

Sara Conte e Anna Sofia Curto

il volontariato dei giovani

Il lavoro è per definizione l'applicazione di un' energia al conseguimento di un fine determinato, che riceve un compenso monetario, adeguato alla suddetta opera. Conosciamo il valore di qualsiasi oggetto e prestazione lavorativa, ma sappiamo quanto costa un sorriso? La risposta sembrerà sorprendente, perchè infatti un sorriso non ha prezzo. Non è una frase fatta, ma una filosofia in cui molti credono. Ho provato a chiederlo a quei pagliacci che, ogni sabato, scappano dal loro ufficio grigio e con le loro parrucche colorate vanno negli ospedali per donare un sorriso. C'è chi fa i palloncini, c'è chi tenta un trucco di magia, chi invece con una chitarra improvvisa un concerto, all'interno dei reparti dove la tristezza sparisce per far posto a un sorriso sincero e spontaneo. C'è chi "semplicemente" si ferma a parlare con i pazienti, ascoltando le loro storie e custodendo con cura questi racconti. Ma se tutto questo non riceve una retribuzione, vuol dire che il "lavoro" di queste persone non ha valore? No, al contrario questo tipo di lavoro ha un valore incommensurabile che non potrebbe essere quantificato con un numero a fine mese. Ed è così che i sorrisi dei pazienti diventano lo stipendio e i ringraziamenti dei familiari, un lauto rimborso spese. Ma come si chiama questo "lavoro" non retribuito ma cosi importante? Il suo nome è Volontariato ed è un lavoro che possiamo fare tutti. Non è richiesta esperienza o competenze specifiche, titoli di studio eccelsi o master, è sufficiente trovare il proprio posto nel mondo e capire che ognuno di noi è in grado di aiutare il prossimo e che in questo, si prova un tipo di felicità, molto rara e preziosa.

Per il Centro Nazionale per il Volontariatoi volontari in Italia sono più di ottocentomila e il 22,1% di loro ha meno di 30 anni.

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Volontariato e scuola
     Il dato è estremamente positivo e incoraggiante, in una società caratterizzata da profondo individualismo.La  scuola ha, in questo, un merito indiscutibile per l’opera di sensibilizzazione che svolge in vari modi, nei confronti dei giovani. Luogo privilegiato per la formazione della cittadinanza attiva, democratica, partecipativa, la scuola ogni anno favorisce l’incontro delle tante associazioni di volontariato e dei ragazzi.
  Nel 2009 sono stati coinvolti 163 mila studenti in esperienze di volontariato negli ambiti sociale, religioso, politico, della difesa dei diritti e soccorso umanitario, della tutela ambientale o delle attività culturali.
Questo denota  una certa sensibilità per l’agire senza un tornaconto personale, se non quello della gratificazione profonda e della appagante consapevolezza di fare qualcosa per la collettività o per chi è in difficoltà.

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La bellezza del volontariato è duplice, è insita in chi la riceve e in chi la attua attivamente. E' trovare una propria dimensione, sapere di essere un cittadino a tutti gli effetti che è in grado di modificare positivamente la realtà che lo circonda. E' proprio in questo concetto che trova le sue radici la famossima frase del Mahatma Gandhi che esortò i giovani a essere loro in primis il cambiamento che vorrebbero vedere avvenire nel mondo.
                                                                        


                                                                                                    Talò Marco Francesco